"Ferus", un'occasione per il riscatto
Una grande partecipazione di pubblico ha segnato, ieri pomeriggio a Trapani, il ricordo del trentennale dell'uccisione di Giangiacomo Ciaccio Montalto...
Una grande partecipazione di pubblico ha segnato, ieri pomeriggio a Trapani, il ricordo del trentennale dell'uccisione di Giangiacomo Ciaccio Montalto, il magistrato ucciso dalla mafia il 25 gennaio 1983 a soli 41 anni. Mentre nella gremitissima aula del tribunale si alternavano gli interventi di quanti - colleghi e amici - lo avevano conosciuto e apprezzato, gli spazi del Tribunale si sono fatti spazio per l'arte, la musica, la danza, il teatro in un percorso affascinante e prezioso che ha calamitato, anch'esso, l'attenzione di tanti cittadini trapanesi di tutte le età . La cosiddetta "società civile" ha dato un senso - e forse, in parte, risarcito - il sacrificio di un uomo che ha avuto il solo torto di credere, fino in fondo, al valore del proprio compito. Un magistrato, come è stato più volte sottolineato, lasciato solo di fronte ad uno scenario - quello degli intrecci tra mafia, politica ed economia - che andava piano piano disvelando, grazie alla sua capacità di intuire meccanismi e percorsi operativi che poi, dopo la sua morte, si sarebbero rivelati indispensabili e utili nell'azione di contrasto alla criminalità organizzata. Presenti Marene e Silvia Ciaccio Montalto, colleghi e amici hanno ricordato, ciascuno a suo modo, l'uomo e il magistrato Giangiacomo. Non ce ne vogliano gli altri - i cui contributi sono stati certamente interessanti dal punto di vista della ricostruzione storica dei principali fatti processuali e criminali dell'epoca - ma certamente gli episodi di vita "fuori dalle aule" evocati dall'ex presidente del Tribunale di Trapani Mario D'Angelo e dall'avvocato Elio Esposito sono stati quelli che, a nostro parere, sono destinati a lasciare una traccia perché hanno consegnato alla nostra memoria una figura di uomo a tutto tondo che non esauriva, pur credendoci fermamente, la sua vita nel ruolo di magistrato. Adesso conosciamo la sua passione per la musica, dalla classica, all'opera lirica a quella pop - amava i Beatles - per il mare e la navigazione a vela - per la quale restò "folgorato" dopo una gita con l'avvocato Esposito e che lo portò in giro per il Mediterraneo per tre mesi di fila - per la lettura dei classici, sappiamo del suo essere "un po' snob" e allo stesso tempo umile, concreto nel suo lavoro. Sappiamo, soprattutto, che il saper essere un uomo "normale" ha fatto di Giangiacomo Ciaccio Montalto un esempio a cui guardare.
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