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Scoperto giro di prostituzione, eseguite quattro misure cautelari

27 Maggio 2013 11:27, di Redazione
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I Carabinieri della Compagnia di Marsala hanno eseguito quattro misure cautelari nei confronti di altrettante persone ritenute essere i gestori di una...

I Carabinieri della Compagnia di Marsala hanno eseguito quattro misure cautelari nei confronti di altrettante persone ritenute essere i gestori di una casa di prostituzione. Gli interessati sono Francesco Panico Francesco, 52 anni, marsalese e Oksana Vodyants’ka , 35 anni, del Tagikistan, a cui sono stati applicati gli arresti domiciliari, Giovanni Sardo, 48 anni, originario di Parma ma residente a Marsala e Salvatore Lo Grasso Salvatore, 36 anni, di Erice, sottoposto al divieto di dimora nella provincia di Trapani, entrambi sottoposti al divieti di risiedere nella provincia di Trapani.  L’indagine, denominata dagli investigatori “Bocca Di Rosa”, prende il nome dall’omonimo locale di contrada Digerbato di Marsala. I Carabinieri erano intervenuti nel locale, nel gennaio del 2011, per sedare una rissa. Dopo aver identificato i soggetti che vi avevano preso parte, i militari avevano effettuato una perquisizione all’interno del locale e,  in un soppalco adibito a privè, avevano rinvenuto, tra i cuscini di un divano, l’involucro di un preservativo. Questo aveva lasciato presupporre che nel circolo si esercitasse l’attività di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, motivo per cui il club era stato posto sotto sequestro. Gli investigatori avevano ascoltato le donne che lavoravano nel night club che avevano rilasciato dichiarazioni lacunose e negato il loro ruolo di intrattenitrici. Tutte, però, avevano dovuto ammettere che, a Marsala, erano ospiti in due abitazioni di proprietà del proprietario del locale, Francesco Panico, e della moglie, Oksana Vodyants’ka che ricopre il ruolo di presidente dell’associazione culturale che gestisce il club. Le indagini, compiute anche con l'ausilio di intercettazioni telefoniche e di riscontri diretti registrati sul posto da un militare che si era si finto avventore del club, hanno consentito di confermare l’ipotesi degli investigatori: i titolari del locale avevano costituito una vera e propria casa del sesso a pagamento, mascherata da circolo ricreativo, dove i clienti, dietro pagamento, potevano appartarsi nei privè per ricevere prestazioni sessuali. Gli investigatori hanno anche accertato che Panico vietava alle ragazze di fornire agli avventori il proprio recapito telefonico e di incontrarsi al di fuori del locale: questo per evitare di non ricevere la percentuale - circa il 50 per cento sul totale dei loro guadagni - che gli era dovuta. I clienti pagavano direttamente alla cassa cifre variabili in base alla durata dell’incontro che veniva misurata con dei braccialetti. Quest’ultimo compito era affidato a Giovanni Sardo, il buttafuori, che insieme a Salvatore Lo Grasso, era anche responsabile della logistica di supporto alle ragazze, sia negli spostamenti dalla stazione ferroviaria agli appartamenti di Panico dove erano ospitate, sia da e per il locale. Importanti i guadagni accertati: ad esempio, se in una serata una ragazza guadagnava 160 euro per sette consumazioni e cinque incontri nel privè, l'incasso per i gestori del club era di 320 euro.

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