Si vota. Buon pro ci faccia
Siamo quindi arrivati alla data fissata. Domani la Sicilia sceglie il Presidente della Regione, o meglio, come viene chiamato, il Governatore. La Sic...
Siamo quindi arrivati alla data fissata. Domani la Sicilia sceglie il Presidente della Regione, o meglio, come viene chiamato, il Governatore. La Sicilia sceglie il successore di Rosario Crocetta che cinque anni fa, a sorpresa, complice un centro destra diviso, riuscì a spuntarla. Da quella esperienza, che non resterà negli annali della storia come tra le più positive per i siciliani, c’è chi tra i contendenti in questo agone politico ha tratto indicazioni a proprio favore, nel tentativo di convincere un elettorato sempre più stanco e sfiduciato, a seguirli nella loro campagna elettorale, e chi invece, “tafazzianamente” no. Non è stata una campagna elettorale molto partecipata. Tranne il solito gruppo di aficionados , le “truppe cammellate”, che hanno seguito il candidato in tutti gli spostamenti in provincia, non è che si sia registrata una grande affluenza di persone nelle manifestazioni elettorali. Tutt’altro. Èun segnale forte di come ci sia disaffezione per la politica che la gente sente sempre più lontana. I siciliani sono alle prese con problemi primari di sussistenza, la crisi non è solo economica, ma è anche comportamentale, etica. Negli aspiranti presidenti e deputati la gente non vede coloro ai quali demandare la soluzione dei problemi collettivi, ma coloro ai quali dare il proprio consenso chiedendo indietro piccoli favori e prebende, nella logica individualistica del “mi salvo io, degli altri chissenefrega”. Purtroppo gli ideali politici che facevano da collante nella scelta di aderire ad uno o ad un altro schieramento sono stati cancellati con la fine dei partiti che, con i mille difetti che avevano, quantomeno avevano il merito di formare una classe politica che aveva scienza e conoscenza del lavoro che andava a svolgere. Che poi i risultati siano stati discutibili ne possiamo convenire, ma un dato è fermo: chi era eletto aveva un radicamento con il suo elettorato che era basato su un comune sentire. Domani, quindi, si va alle urne che, aperte lunedì, ci diranno chi saranno i settanta deputati che siederanno sugli scranni di Palazzo D’Orleans, sede del più antico parlamento d’Europa e che nei prossimi cinque anni, salvo complicazioni, amministreranno la Sicilia. Cinque anni durante i quali, ancora una volta, assisteremo ai cambi di casacca, alle rotazioni di assessori nella logica non della capacità dei singoli, ma delle esigenze dei capibastone dei partiti. Sentiremo dichiarazioni di chi, non amministrando più, attaccherà chi, amministrando, prenderà quegli stessi provvedimenti che dalla opposizione aveva criticato. Insomma, inizierà un balletto visto e rivisto che avrà come solo scopo quello di garantire il presente ed il futuro di chi sarà eletto, lasciando presente e futuro di chi li eleggerà nella massima incertezza. Considerazioni amare di chi in questi anni ne ha viste tante? Forse. Anche se rimane una speranza, esile fiammella che magari resisterà alle tempeste, che sia riflessione destinata ad essere smentita dai fatti. Buon voto a tutti.
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