Trapani, sequestro beni mafiosi per 25 milioni di euro
Immagine by cn24.tv Trapani, 27 settembre 2012- Ancora una misura di sequestro di beni , per complessivi 25 milioni di euro (su tratta di oltre o...
[caption id="attachment_18544" align="alignleft" width="300"] Immagine by cn24.tv[/caption] Trapani, 27 settembre 2012- Ancora una misura di sequestro di beni , per complessivi 25 milioni di euro (su tratta di oltre ottanta beni immobili, trentatre auto, furgoni e mezzi meccanici, trentasette conti correnti e rapporti bancari e due società ) che coinvolgono 14 aziende intestate a Vito Tarantolo ma, per gli inquirenti di Trapani, ascrivibili al boss latitante Matteo Messina Denaro. A disporla il tribunale di Trapani, oggetto del provvedimento Vito Tarantolo, 67 anni, imprenditore edile il cui nome è stato associato a Messina Denaro. La misura di prevenzione, proposta dal questore di Trapani è stata eseguita dagli agenti della divisione anticrimine della Questura guidata dal dottor Giuseppe Linares, e dai militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Trapani. Per gli inquirenti Tarantolo sarebbe coinvolto negli affari mafiosi sin dagli anni '80 e sino alla cattura del boss Vincenzo Virga, il capo mandamento mafioso di Trapani, catturato il 21 Febbraio 2001. Coinvolgimento che sarebbe confermato da numerose indagini giudiziarie in cui il nome dell'imprenditore emergerebbe diverse volte. A seguito di nuovi accertamenti, la sua posizione si sarebbe aggravata, in particolare dopo l'operazione della Dda su Mafia e appalti a Trapani e la cattura di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, capi mandamento palermitani. Tra le carte rinvenute a seguito di quella operazione, “pizzinì” autografi con cui Matteo Messina Denaro illustrava il ruolo di Tarantolo in appalti ( tra cui uno allo scalo di Punta Raisi a Palermo vinto dalla Co.ge.ta che tra il 2003 ed il 2006 ha proceduto ai lavori di recinzione dell'aeroporto di Punta Raisi, lavori costati oltre 2 milioni e mezzo di euro, appalto che vide i i boss palermitani chiedere a Tarantolo il pizzo, mai pagato per l'intervento dei boss trapanesi). Ma Tarantolo avrebbe avuto interessi anche nei settori dell'edilizia privata, reti idriche e fognarie, alberghi e residence), e i suoi collegamenti con la famiglia di Cosa Nostra. Secondo i risultati delle indagini le ditte che fanno capo a Tarantolo nel deneccio appena trascorso si sarebbero aggiudicati appalti per oltre 50 milioni di euro in provincia (lavori per la sistemazione delle banchine del porto di Trapani, il rifacimento del porto di Castellammare, rete fognaria di Erice) e anche fuori Sicilia (appalto Anas per la collocazione di barriere di sicurezza sulla tangenziale di Parma).
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