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Giornata della Memoria, il ricordo e l'impegno

27 Gennaio 2015 10:00, di Ornella Fulco
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Sono settanta, oggi 27 gennaio, Giornata della Memoria della Shoah, gli anni trascorsi da quando i cancelli del lager di Auschwitz vennero aperti e il...

Sono settanta, oggi 27 gennaio, Giornata della Memoria della Shoah, gli anni trascorsi da quando i cancelli del lager di Auschwitz vennero aperti e il mondo scoprì, in tutta la loro terrificante sistematicità, i crimini compiuti dai nazisti contro il popolo ebraico. In Italia furono quasi 7mila i cittadini di origine ebraica arrestati e deportati, di questi - secondo le ricerche disponibili - solo 837 i sopravvissuti. Nei campi trovarono la morte anche Rom, Sinti, omosessuali, malati di mente e disabili. Oggi celebriamo la memoria delle vittime per preservare il filo del ricordo che ci lega alla più tremenda delle pagine di storia dell'Occidente. E' necessario ricordare, certo, ma soprattutto andare oltre quell'odio e quella barbarie e capire come sia possibile ricucirne le ferite ancora aperte. Il rischio che si possa ricadere nell'intolleranza e nella discriminazione razziale è, purtroppo, sempre presente, non possiamo abbassare la guardia. “L’Uomo, tu uomo, sei stato capace di far questo; la civiltà di cui ti vanti è una patina, una veste: viene un falso profeta, te la strappa di dosso, e tu nudo sei un mostro, il più crudele degli animali”. Queste sono le parole con le quali lo scrittore Primo Levi - tra gli scampati allo sterminio nazista - in una prefazione inedita del 1981, introduce il volume, recentemente giunto sugli scaffali delle librerie, "K.Z. Disegni dai campi di concentramento nazifascisti" di Arturo Benvenuti nel quale sono contenuti 250 disegni originali di internati, immagini che "dicono quello che la parola non sa dire”, scrisse ancora Primo Levi nel testo scritto per la presentazione del libro nato da un intenso carteggio con l'autore. Una "Giornata" che l'Italia celebra in Parlamento, come ogni anno, ma anche nelle scuole, luoghi dove, forse più che altrove, è necessario trasmettere la memoria di quanto accaduto e impegnarsi per creare i necessari "anticorpi" alla brutalità, alla violenza, alla sopraffazione in grado di evitare, in futuro, che tragedie come la Shoah possano ripetersi. Nei giorni scorsi il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, e il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, hanno inviato ai dirigenti scolastici una lettera congiunta con l'invito a realizzare "iniziative finalizzate a una celebrazione non rituale del Giorno della Memoria, per onorare e ricordare le vittime della Shoah e riflettere insieme sui valori fondanti di una moderna società civile". "L'Italia onora e ricorda la giornata della memoria 70 anni dopo la liberazione di Auschwitz. Mai più", ha scritto stamane, il presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi su Twitter. "Quel che è accaduto ci riempie di grande vergogna. Perché sono stati i tedeschi ad essersi resi colpevoli di tanto dolore: non dobbiamo dimenticare che i molti milioni di vittime sono una nostra colpa", ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel, partecipando con alcuni sopravvissuti a una commemorazione a Berlino. "Abbiamo la responsabilità di comunicare quanto noto su quelle atrocità e di tenere viva la memoria. E' una vergogna - ha aggiunto - che alcune persone in Germania vengano ancora offese e attaccate solo perché di religione ebraica". Ma oggi, la Germania non permette neppure le "parole d'odio contro coloro che sono venuti a cercare protezione da noi". "Il 27 gennaio 2015 è l'ultima volta in cui sarà possibile ricordare, in un anniversario decennale, la liberazione dei prigionieri di Auschwitz e degli altri campi di sterminio con le testimonianze dirette dei sopravvissuti - ha spiegato, nei giorni scorsi, il direttore del Museo di Auschwitz, Piotr Cywinski - per questo motivo, i protagonisti di questa occasione saranno loro. La loro voce ci guiderà nella memoria". Tra di loro ci sono anche sopravvissuti più giovani, alcuni bambini usciti vivi dagli esperimenti del dottor Mengele. Ma l'assoluta maggioranza dei testimoni, rimasti ormai in circa 300, ha quasi 100 anni. Le loro parole dovranno continuare a risuonare nelle nostre menti e nei nostri cuori - e in quelli di chi governa popoli e Stati - anche quando non ci saranno più. E' questo l'impegno da prendere oggi.

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