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Operazione antimafia "Anno zero": tutti i particolari e i nomi [VIDEO] - Trapani Oggi

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Operazione antimafia "Anno zero": tutti i particolari e i nomi [VIDEO]

19 Aprile 2018 13:06, di Ornella Fulco
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Sono 22 gli affiliati alle "famiglie" mafiose di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna, indagati per associazione di tipo mafioso, estorsione...

Sono 22 gli affiliati alle "famiglie" mafiose di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna, indagati per associazione di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento, detenzione armi e intestazione fittizia di beni, arrestati stamane nell'operazione congiunta di Carabinieri, Polizia e DIA tra Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna. Nello stesso contesto, sempre su disposizione della Procura distrettuale antimafia di Palermo, è stato eseguito un fermo nei confronti di un soggetto indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Tra i destinatari del provvedimento restrittivo figurano lo stesso Matteo Messina Denaro, a conferma del suo ruolo di capo della "provincia" mafiosa di Trapani, e i suoi due cognati, Gaspare Como e Rosario Allegra. [caption id="attachment_122233" align="alignright" width="200"] Arresto Giuseppe Tilotta[/caption] [caption id="attachment_122233" align="alignright" width="200"] Arresto Tilotta[/caption] L’operazione è il frutto di una serie di indagini, sviluppate nella provincia di Trapani da Carabinieri, Polizia e DIA opportunamente incrociate con la lettura e la valorizzazione di diversi filoni investigativi. Gaspare Como, designato come reggente del mandamento di Castelvetrano dopo un periodo di interregno dovuto agli arresti effettuati nell'ambito dell'operazione "Eden", del dicembre 2013, e dell'operazione "Ermes", dell'agosto 2015, che hanno colpito i principali esponenti dell’organizzazione, tra cui alcuni appartenenti al circuito familiare dei Messina Denaro, era stato incaricato dallo stesso boss latitante di occuparsi del mandamento di Castelvetrano a partire dai primi mesi del 2016. In questo periodo Como si è avvalso della collaborazione di alcuni elementi di provata affidabilità come Antonino Triolo, titolare di una agenzia di disbrigo pratiche auto a Castelvetrano, Vincenzo La Cascia, uomo d’onore della "famiglia" di Campobello di Mazara, Calogero Guarino, gestore di una frutteria a Castelvetrano, e Vittorio Signorello, dipendente civile dell’aeroporto di Trapani Birgi. Le intercettazioni ambientali effettuate dagli investigatori all’interno dell’agenzia di Triolo, luogo dove si svolgevano incontri riservati tra Gaspare Como e Nicola Accardo, capo della "famiglia" di Partanna di cui Triolo si è rivelato essere il principale braccio destro, hanno confermato, secondo gli inquirenti, la centralità di Matteo Messina Denaro nelle dinamiche associative: le sue disposizioni venivano impartite al cognato e a Triolo tramite Nicola Accardo che smistava i “pizzini”. Sempre dalle intercettazioni sono emerse le controversie, all'interno del mandamento di Castelvetrano, tra esponenti del clan di Campobello e quello di Castelvetrano sulla spartizione di proventi illeciti e per dirimerle era intervenuto Gaspare Como, forte dell’investitura ricevuta dal cognato Matteo Messina Denaro. In questo scenario si colloca, secondo la ricostruzione dei magistrati, l’uccisione di Giuseppe Marcianò, avvenuta a Campobello di Mazara il 6 luglio 2017, ritenuto uno dei protagonisti dei dissidi all'interno dell’organizzazione. Più in generale, le indagini hanno documentato uno spaccato delle dinamiche associative del mandamento di Castelvetrano, comprendente anche le "famiglie" mafiose di Partanna e Campobello di Mazara, evidenziando la vitalità dell’organizzazione nel controllo del territorio e la sua pericolosità attraverso estorsioni e intimidazioni a imprenditori economici dell’area - con danneggiamenti su beni e proprietà per "punire" gli atteggiamenti "irrispettosi" di chi non voleva piegarsi all’autorità mafiosa - e dalla ampia disponibilità di armi e munizioni. Particolarmente attivi in tale ambito sono stati gli indagati Giuseppe Tilotta, Giuseppe Bongiorno e Leonardo Milazzo che agivano su disposizione del capo mandamento Gaspare Como. E’ emersa, inoltre, l’assoluta fedeltà dei componenti dell’organizzazione al boss Matteo Messina Denaro, con manifestazioni di vera e propria “venerazione” per la sua figura carismatica, ulteriormente enfatizzata all’indomani della morte di Salvatore Riina, indicandolo come suo erede naturale. Fu l'uomo d'onore di Campobello di Mazara Angelo Greco, tanto vicino al capo mafia latitante da essere a conoscenza di una sua permanenza nella zona di Marsala nel 2012, ad adoperarsi per cancellare una scritta irriguardosa nei confronti di Matteo Messina Denaro apparsa su un muro della cittadina nel gennaio 2013 e per cercare il responsabile. Le indagini hanno fatto luce anche sulle dinamiche associative dei mandamenti di Castelvetrano e Mazara del Vallo e di alcune delle famiglie mafiose in essi inserite. Tra queste il ruolo di primo piano rivestito da Nicola Accardo, figlio del defunto "Ciccio” Accardo, al vertice della "famiglia" mafiosa di Partanna, nelle cui mani e nella cui abitazione è passata, e le intercettazioni ambientali lo hanno documentato,  corrispondenza riservatissima - attraverso il sistema dei “pizzini” - tra il boss latitante, i suoi familiari e i vertici di alcune “famiglie" mafiose. Nei bigliettini erano contenute istruzioni agli associati e indicazioni per risolvere le controversie e attribuire responsabilità di vertice all'interno dell'organizzazione, come nel caso del neo reggente del mandamento di Mazara del Vallo, Dario Messina. La sua ascesa è stata registrata dalle risultanze delle indagini già durante la detenzione domiciliare del capomafia Vito Gondola, deceduto di recente per cause naturali,  ed è stata accompagnata da contrasti e dalla progettazione di importanti progettualità criminali. L’inchiesta ha documentato i contatti tra i diversi mandamenti mafiosi della provincia di Trapani nella "gestione mafiosa" del realizzando parco eolico di Mazara, facendo emergere divergenze tra i loro massimi esponenti con il ricorso ad azioni intimidatorie. Tra i fermati di oggi ci sono anche due stretti collaboratori di Accardo: Bruno Giacalone e Marco Buffa, quest’ultimo dichiaratosi “capo decina” di Petrosino-Strasatti. Dalle indagini, risulta evidente come Matteo Messina Denaro, per assicurarsi il costante controllo delle attività illecite e dei relativi guadagni, abbia preferito utilizzare, per designare i soggetti da porre al comando dell’organizzazione mafiosa, il criterio “dinastico”, individuando sempre persone appartenenti alla propria cerchia familiare, facendo coincidere il vincolo mafioso con il vincolo di sangue. Altrettanto è avvenuto per le altre "famiglie" mafiose del Trapanese e i rispettivi mandamenti. Dalle indagini è emersa anche l’evoluzione degli assetti di vertice di Cosa nostra trapanese dopo i numerosi arresti effettuati nel corso di precedenti operazioni antimafia e sono stati documentati sia le numerose attività criminali finalizzate al mantenimento dei sodalizi mafiosi sia i meccanismi che hanno assicurato il collegamento tra le diverse articolazioni territoriali di Cosa nostra e il mantenimento delle funzioni di vertice, nella provincia di Trapani, di Matteo Messina Denaro. Come è stato documentato dalle intercettazioni, alcuni degli indagati, attraverso persone insospettabili, sono anche intervenuti in aste giudiziarie per riappropriarsi di beni sequestrati in precedenti operazioni antimafia e ed stato confermato l’interesse della criminalità organizzata per il settore delle scommesse, attraverso la gestione di numerosi “punti gioco”, oltre alle attività tipiche come estorsioni e danneggiamenti. Le indagini, infine, hanno consentito di contestare a Carlo Cattaneo, imprenditore nel settore dei giochi e scommesse on line, il reato di concorso esterno all’organizzazione mafiosa. Secondo gli inquirenti avrebbe agito per favorire l’acquisizione e la gestione, da parte dell’associazione mafiosa, di tali attività, provvedendo, tra l’altro, al sostentamento economico del circuito familiare del boss latitante. Questi i nomi delle persone coinvolte nell'operazione "Anno zero": In particolare quali promotori e organizzatori delle rispettive seguenti articolazioni mafiose: MESSINA DENARO Matteo, detto "u siccu", nato a Castelvetrano il 26 aprile 1962, capo dell’intera provincia di Trapani e in tutta la Sicilia occidentale; ACCARDO Nicola, nato a Partanna il 16 gennaio 1965, capo della famiglia mafiosa di Partanna; COMO Gaspare, detto Panda, nato ad Erice il 20 agosto 1968, capo del mandamento mafioso di Castelvetrano; LA CASCIA Vincenzo, nato a Castelvetrano il 14 febbraio 1948, della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara; MESSINA Dario, nato a Mazara del Vallo il 7 novembre 1984, reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo; URSO Raffaele, detto "Cinuzzo",  nato a Castelvetrano il 29 gennaio 1959, della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara. Come componenti - rispettivamente - delle seguenti articolazioni mafiose: ALLEGRA Rosario, detto Saro, nato a Santa Ninfa il 29 ottobre 1953, della famiglia di Castelvetrano; BONO Vito, nato a Campobello di Mazara il 6 novembre 1959, della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara; BUFFA Marco, nato a Mazara del Vallo il 4 gennaio 1973, della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo; DELL’AQUILA Filippo, nato a Campobello di Mazara il 2 maggio 1964, della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara; TRIPOLI Mario, nato a Castelvetrano il 16 giugno 1972, della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara; GIACALONE Bruno, nato a Mazara del Vallo il 30 giugno 1961, della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, GRECO Angelo, nato a Mazara del Vallo il 4 febbraio 1969, della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara; GUARINO Calogero, nato a Castelvetrano il 28 luglio 1969, della famiglia mafiosa di Castelvetrano; MATTARELLA Giovanni, nato a Mazara del Vallo il 10 marzo 1966, della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo. MILAZZO Leonardo, nato a Castelvetrano il 15 giugno 1978, della famiglia mafiosa di Castelvetrano; BONGIORNO Giuseppe Paolo, nato a Castelvetrano il 5 agosto 1988, della famiglia mafiosa di Castelvetrano; SIGNORELLO Vittorio, nato in Svizzera il 9 settembre 1962, della famiglia mafiosa di Castelvetrano; TILOTTA Giuseppe, nato a Castelvetrano il 29 ottobre 1962, della famiglia mafiosa di Castelvetrano; TRIOLO Antonino, nato a Partanna il 12 gennaio 1970, della famiglia mafiosa di Castelvetrano; VALENTI Andrea, nato a Campobello di Mazara il 27 giugno 1952, della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara. Fermato per l'ipotesi di concorso esterno in associazione mafiosa: CATTANEO Carlo, nato a Castelvetrano il 6 giugno 1985.

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