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Santa Ninfa | Cronaca

Processo duplice omicidio Santa Ninfa, spunta l'ombra di Messina Denaro

21 Marzo 2024 22:06, di Redazione
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Antonino e Francesco Paolo Catalanotto furono trucidati nel 2014

C'è l’ombra di Matteo Messina Denaro dietro al duplice omicidio di Antonino e Francesco Paolo Catalanotto, padre e figlio trucidati a Santa Ninfa, nel trapanese, nel 2014. Un giallo rimasto irrisolto che potrebbe riaprirsi dopo la deposizione di un carabiniere al processo che vede imputata di mafia la figlia del boss Saverio Furnari, Leonarda. La famiglia Furnari era legatissima ai Messina Denaro. E la ragazza si era rivolta a mafiosi come Vito Gondola per chiedere di essere protetta dai Catalanotto con i quali aveva avuto problemi legati a terreni confinanti.

Il carabiniere, sentito dal pm Gianluca De Leo come testimone, ha parlato di una intercettazione di una conversazione tra Francesco Guttadauro, nipote prediletto di Messina Denaro attualmente detenuto per associazione mafiosa, e Rosario e Leonardo Cacioppo, due suoi fedelissimi ora tornati liberi dopo aver scontato una condanna per mafia. Dopo essere andati a trovare la Furnari, che lamentava liti e discussioni con i Catalanotto per problemi di confini, Guttadauro e i Cacioppo discutevano della necessità di proteggere la donna.

«È spaventata», dicevano riferendosi alla ragazza e facendo capire che avrebbero dovuto tutelarla da «quelli di Santa Ninfa», che, secondo gli inquirenti, erano proprio i Catalanotto. Poco dopo Guttadauro venne arrestato e i due pastori trucidati. Il delitto, dunque, potrebbe essere stato deciso e commissionato ai suoi dal capomafia di Castelvetrano che alla famiglia della Furnari era molto affezionato. È lui stesso a raccontarlo nel corso di un interrogatorio reso al gip dopo il suo arresto. «Io ero compare con Saverio Furnari e quindi queste bambine le conosco tutte - dice Messina Denaro- Allora io di queste situazioni ero fuori non ne so niente totale anche perché penso che se io fossi stato qua, la ragazza avrebbe cercato a me e non gli altri».  «Ma non perché io sono più mafioso di altri, soltanto per l’amicizia che legava suo padre», conclude ammettendo il rapporto e negando, come sua abitudine, il resto.

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