Cameraman morto in Spagna.
La Procura generale ha chiesto i dati a Facebook.
La soluzione per risolvere il giallo della morte di Mario Biondo, il cameraman palermitano trovato senza vita nel 2013 nella sua abitazione di Madrid, potrebbe arrivare dai social network. La Procura generale ha scritto a Facebook europeo, la cui sede è a Dublino, per risalire all'identità di chi si sarebbe collegato con il cellulare al wifi dell'abitazione del giovane poche ore prima della sua morte.
Se il social network non dovesse rispondere la Procura generale potrebbe, attraverso una rogatoria internazionale, rinnovare l'istanza. La famiglia del ragazzo non crede alla tesi del suicidio ha fatto depositare alla difesa una serie di indagini difensive compiute da un pool di consulenti italoamericani della società Emme Team i quali avrebbero accertato la presenza di dispositivi estranei alla vittima che ne controllavano messaggi e contenuti e ha denunciato una serie di incongruenze nelle conclusioni del consulente dei pm secondo il quale Biondo non usava profilo social ed email dal 2011.
La Emme Team sostiene di aver scoperto migliaia di pagine di dati, messaggi, post della vittima e tutti gli indirizzi IP di chi controllava i profili social di Biondo. Giunta l'ora della morte il cameraman si trovava in casa con il telefono e computer connessi al Wi-Fi e contemporaneamente ad oltre un chilometro di distanza pagava con la carta di credito, che non è mai stata trovata, una consumazione in un bar.
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