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L'ambulatorio odontoiatrico della mafia. Affari e Sanità. Avviso di garanzia per l'ex deputato Paolo Ruggirello [VIDEO] - Trapani Oggi

Paceco | Cronaca

L'ambulatorio odontoiatrico della mafia. Affari e Sanità. Avviso di garanzia per l'ex deputato Paolo Ruggirello [VIDEO]

07 Luglio 2020 06:09, di Laura Spanò
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Nell'operazione coinvolte due donne ed un medico

In manette il boss della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo Mariano Asaro, misura cautelare in carcere anche per Carmelo Salerno, boss della famiglia di Paceco. Le ordinanze notificate dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani, sono state emesse dal G.I.P. del Tribunale di Palermo su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura. Si tratta di 2 esponenti di vertice delle famiglie mafiose di Castellamare del Golfo e Paceco accusati di associazione di tipo mafioso. Altri 2 indagati sono stati raggiunti da ordinanza di sottoposizione all’obbligo di dimora e uno da misura interdittiva. Eseguite inoltre decine di perquisizioni.

Le indagini, coordinate dal Procuratore Capo Francesco Lo Voi, dal Procuratore Aggiunto Paolo Guido e dal Sostituto Procuratore Gianluca De Leo, hanno permesso di dimostrare il perdurare dell’appartenenza del pregiudicato mafioso Mariano Asaro all’associazione mafiosa. Asaro è stato rimesso in libertà dopo una lunga detenzione nel giugno del 2018, ma le indagini dei Carabinieri hanno permesso di monitorare i rapporti che lo stesso continuava ad intrattenere con diversi esponenti mafiosi, tra i quali Rocco Coppola e Carmelo Salerno, quest’ultimo colpito da medesimo provvedimento cautelare, si trova già detenuto perchè arrestato nell’operazione antimafia SCRIGNO.

In molti degli incontri riservati, Asaro è stato sorpreso ad esternare tutto il suo astio nei confronti del vertice della famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, di Francesco Domingo e dei collaboratori di giustizia e in particolare nei confronti di quelli che lo avevano accusato dell’omicidio del pubblico ministero di Trapani, Giangiacomo Ciaccio Montalto, fatta eccezione per il collaboratore Francesco Giuseppe Milazzo, il quale per stessa ammissione di Asaro, lo aveva “salvato” dichiarando la sua estraneità a quell’omicidio.

Mariano Asaro, hanno accertato i carabinieri, sin dai giorni successivi alla sua scarcerazione, aveva cominciato a lavorare ad un progetto imprenditoriale illecito. Era sua intenzione (poi effettivamente la mise atto), di costituire una società, da intestare fittiziamente alla cognata Maria Vincenza Occhipinti, raggiunta dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora, per la gestione di un ambulatorio di odontoiatria da aprire a Paceco.

In questo progetto Mariano Asaro era coadiuvato fattivamente anche da un’altra indagata, Maria Amato, raggiunta da misura cautelare dell’obbligo di dimora, moglie del pregiudicato mafioso Rocco Antonino Coppola, già condannato in via definitiva per associazione di tipo mafioso dalla Corte d’Appello di Palermo per aver predisposto quanto necessario per l’organizzazione di incontri con vari latitanti tra cui Matteo Messina Denaro e Vincenzo Sinacori.

Maria Amato - scrivono ancora gli investigatori - in qualità di collaboratrice di uno studio notarile, predisponeva la documentazione e gli atti per la costituzione della società di capitali voluta da Asaro. Mentre Coppola presentava ad Asaro un medico compiacente, Vito Lucido, raggiunto da misura inderdittiva di sospensione dall’esercizio dell’attività di medico per un anno. Mariano Asaro poteva contare anche su due figure molto importanti. Il capo mafia di Paceco, Carmelo Salerno, anch’egli arrestato, e l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello al quale i Carabinieri hanno notificato l’informazione di garanzia. Quest’ultimo era stato incaricato, in seguito ad incontri riservati che Mariano Asaro riusciva ad organizzare grazie proprio a Carmelo Salerno, di attivarsi con i vertici dell’ASP affinché l’ambulatorio di odontoiatria fosse convenzionato con il servizio sanitario. Insomma un sistema ben congeniato che come osserva il GIP nell’ordinanza di custodia cautelare “aveva permesso a Mariano Asaro di potere contare, in qualsiasi momento, sui suoi qualificati contatti, derivanti dall'appartenenza a "cosa nostra" per avviare ogni attività fonte di guadagno, sì da penetrare massivamente e con straordinaria speditezza ed efficacia nel tessuto economico del contesto territoriale di riferimento”.

"In questo progetto imprenditoriale ciascuno aveva un ruolo preciso che portò avanti con piena consapevolezza e volontà: la cognata Occhipinti diede la propria disponibilità, in quanto soggetto incensurato, ad intestarsi fittiziamente la società, il dottore Lucido accettò di comparire quale direttore sanitario, svolgendo il contributo essenziale all'ottenimento delle autorizzazioni sanitarie ed al convenzionamento con la mutua, la signora Amato, moglie di Rocco Coppola, in quanto impiegata presso uno studio notarile, doveva provvedere a reperire e predisporre la documentazione necessaria e l'atto costitutivo della società, cosa che fece con solerzia; Salerno doveva provvedere ad aiutare l'indagato in ogni fase del progetto, dal reperimento dell'immobile a quello del medico, poi reperito invece da Coppola, e ad ottenere il contributo del politico Paolo Ruggirello, per attivare l'iter burocratico all'ASP ed ottenere così le autorizzazioni necessarie e l'essenziale convenzionamento con la mutua, cosa che l’ex deputato regionale fece prospettando in un primo tempo che l’interessato allo studio era un suo "cugino".

La storia dell’appartenente a cosa nostra di Asaro inizia già prima degli anni 80, è affiliato alla famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, all’interno della quale rivestiva una posizione apicale e in passato era autorizzato dai vertici di Cosa Nostra, in particolare da Vincenzo Virga, ad avere rapporti con personaggi mediorentali fornitori di esplosivi. Fu anche a lungo latitante ed inserito nella lista dei trenta latitanti più pericolosi fino all’arresto nel 1997.

Il suo nome, insieme a quello di altri esponenti di cosa nostra, fra i quali Mariano e Natale L’Ala, fa parte dell'elenco degli iscritti alla loggia massonica coperta "Iside 2" scoperta nel 1986 all’interno del circolo Scontrino. Accusato, ma poi prosciolto, dei fatti di sangue tra i più gravi della storia mafiosa della provincia di Trapani, è stato poi condannato più volte in via definitiva per associazione mafiosa, detenzione di armi ed estorsione.


 

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