Rogo nella baraccopoli di migranti. In principio toccò a Ousmane pure lui senegalese
Serve che si faccia qualcosa subito e bene
Quello di stanotte non è il primo rogo dove sono coinvolti migranti. Nell'ottobre 2013 un altro rogo e un’altra vittima, anche lui senegalese, si chiamava Ousmane era un ventenne, e viveva in un campo con tende in mezzo al fango. Oussmane morì mentre cercava di accendere un fornellino a gas per riscaldare del cibo. Il giovane fu trasferito in un reparto specialzzato del Civico di Palermo, avendo riportato gravi ustioni, ma il tentativo di salvarlo fu inutile. Una triste vicenda, che servì ad accendere finalmente i riflettori sulle critiche condizioni ai limiti dell’umanità in cui vivevano gli immigrati, che soprattutto nel periodo dell’anno raggiungono questa zona per la raccolta per la vendemmia e la raccolta delle olive.
Era arrivato in Italia sette mesi prima, ospite di uno zio a Milano. Poi, pur di guadagnarsi da vivere, aveva lasciato il Nord e si era trasferito in Sicilia. La comunità senegalese in Sicilia fece una raccolta di soldi per il rimpatrio.
L’anno successivo infatti una serie di associazioni, con in testa Libera e poi istituzioni pubbliche, la Diocesi di Mazara, allestirono un campo, dedicandolo ad Ousmane, dentro un oleificio sequestrato alla mafia, alle porte di Campobello.
Una esperienza che durò poco la popolazione di Campobello si mosse contestando il campo perché troppo vicino alla città . Ci fu chi denunciò furti, tentativi di effrazione, violenze, tutto falso. I migranti non erano tollerati così vicino alle case, ma in campagna sfruttati sì.
Mentre in prefettura si discute e i due Comuni, Castelvetrano e Campobello, che dovrebbero intervenire a prescindere dalla prefettura, stanno a guardare, ieri sera c’è scappato il morto.
In queste ore ancora proseguono i sopralluoghi da parte dei carabinieri che da stanotte sono sul posto immediatamente dopo l'allarme. Oggi dove c’era la baraccopoli rimane cenere e resti ancora infuocati (foto di copertina della consigliera comunale Liliana Catanzaro) . Rimangono i 349 operai che vivevano lì a cui qualcuno ora dovrà dare loro un tetto.
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