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Trapani | Cronaca

Giangiacomo Ciaccio Montalto, la memoria storica della Procura di Trapani

25 Gennaio 2022 11:46, di Laura Spanò
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Trentanove anni fa l'omicidio a Valderice

GianGiacomo Ciaccio Montalto era un uomo di grandi valori e aveva un profondo senso del dovere.

La lotta alla mafia e in particolare gli intrecci tra massoneria deviata e mondo imprenditoriale politico, ha visto in lui un precursore, svolgendo per primo indagini finanziarie e patrimoniali. Ciaccio Montalto nel corso della sua carriera si era occupato di inchieste delicate, come quella sulle distrazioni di denaro legate alla ricostruzione post terremoto del Belice. Ma c'erano anche le inchieste sull’inquinamento del golfo di Cofano, uno dei più bei paesaggi della Sicilia messo a rischio dagli scarichi illegali e anche dal tentativo di costruirvi negli anni ’70 una raffineria di petrolio, sponsorizzata dalle famiglie mafiose locali; c’erano le inchieste sui soldi sporchi nelle banche, gli appalti truccati.

La mafia di quegli anni è la stessa di oggi. Una mafia che non spara più ma che si è infiltrata nelle istituzioni, nell’impresa, nelle banche come ai tempi di Ciaccio Montalto, che era andato a bussare alla porta di alcune di queste prendendosi e portandosi in ufficio gli assegni dei boss, i guadagni dei traffici di droga, delle raffinerie di eroina impiantate nel trapanese, degli appalti. La mafia che uccise Ciaccio Montalto è la stessa che oggi potente sa proteggere il suo nuovo capo Matteo Messina Denaro.

Nonostante le numerose minacce Ciaccio Montalto, non si arrese mai, continuando a lavorare con disciplina e rigore. Attualissime rimangono ancora ora le indagini di quel giudice che prima di essere ammazzato stav per essere trasferito a Firenze. Gian Giacomo Ciaccio Montalto, marito e padre di tre bambine, fu ucciso a sangue freddo a 42 anni, il 25 gennaio del - 1983 a Valderice. Il giudice Ciaccio Montalto è una delle prime vittime eccellenti nel segno dell'aggressione voluta dal boss Totò Riina.

Ciaccio Montalto era un magistrato diverso dai colleghi. Riusciva a capire da un singolo omicidio o da una lite in famiglia come stavano cambiando gli equilibri tra le diverse famiglie mafiose della sicilia occidentale. Lo chiamavano la memoria storica della Procura di Trapani. Era bravo perchè fiutava i soldi dei boss nei conti bancari e da questi scopriva le attività dei mafiosi e le relazioni con l’imprenditoria e la politica. Cercava sempre a monte Ciaccio Montalto, non si accontentava dei pesci piccoli.Era speciale perchè lavorava a stretto contatto con le forze dell’ordine in strada, tra arresti e perquisizioni.

Aveva un intuito che unito alla sua tenacia e al suo modo di fare rapido, irruento e un pò burbero lo portavano spesso a notevoli successi. Ma non cercava fama, faceva sempre e solo il suo dovere. Era bravo il sostituto procuratore di Trapani ma per molti anche troppo. Fu ucciso il 25 gennaio 1983 in modo brutale. Si colpì infatti un uomo solo che viveva in quel periodo lontano anche dagli affetti dei suoi familiari. Il magistrato fu eliminato a colpi di pistola proprio davanti la sua villetta a Valderice. L’auto non era blindata e non possedeva nemmeno la scorta. Rimase crivellato di colpi tutta la notte nonostante la zona un cui venne ucciso era ad alta densità abitativa. Nessuno ebbe il coraggio di andare a soccorrere il giudice o di chiamare almeno le forse dell’ordine per riferire degli spari. Il suo corpo verrà ritrovato solo la mattina del 26 gennaio sui sedili della sua auto. Inoltre il povero magistrato dovette affrontare anche le malelingue di gente stupida e forse anche ignorante. Si parlava di donne e di una presunta doppia vita del giudice. Fu dimostrato che era tutto falso.

Si è saputo recentemente da un pentito di mafia che questo omicidio doveva essere fatto 7 anni prima, tanto era scomodo il magistrato alla cupola guidata da Totò Riina. Storicamente questo fu un evento strategico. Era la prima volta che la mafia trapanese decideva di uccidere un uomo dello stato. Indagava anche ad Alcamo Ciaccio Montalto ed era convinto che vi fosse nel territorio alcamese una delle più grosse raffinerie di droga del mondo. E infatti c’è ma verrà scoperta dopo. C’è anche un altro fatto curioso che riguarda sempre Alcamo. Mariano Agate, capo madamento di Mazara del Vallo, allora detenuto nel 1982 in carcere, passò un giorno in un corridoio e rivolgendosi a un mafioso alcamese, Giuseppe Ferro, disse: "Ciaccino arrivau a stazione".

Stamane nel 39esimo anniversario a Trapani si è tenuta una breve cerimonia con la deposizione di una corona d'alloro presso Villa Margherita.

Anche Valderice ha ricordato il sacrificio del giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto, ucciso per aver contrastato la mafia e la criminalità organizzata. Una corona d'alloro è stata deposta nel luogo dove fu ucciso barbaramente.

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