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Svelato piano di morte di Matteo Messina Denaro per uccidere la nonna della figlia Lorenza - Trapani Oggi

Palermo | Cronaca

Svelato piano di morte di Matteo Messina Denaro per uccidere la nonna della figlia Lorenza

15 Giugno 2023 19:41, di Redazione
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L'ex boss avrebbe progettato di uccidere la nonna materna di sua figlia Lorenza per contrasti nati tra la propria famiglia e l'ex compagna, Franca Alagna

Il boss Matteo Messina Denaro avrebbe progettato di uccidere la nonna materna di sua figlia Lorenza Alagna. E' quanto emerge dal provvedimento con cui i giudici del Riesame hanno rigettato l'istanza di scarcerazione dell'amante del capomafia, Laura Bonafede. Il progetto di morte sarebbe stato determinato dai contrasti nati tra l'ex compagna di Messina Denaro, Franca Alagna, e la famiglia del padrino. Contrasti che, secondo Messina Denaro, sarebbero stati causati proprio da Filippina Polizzi, madre della Alagna e nonna della figlia naturale del boss, Lorenza.

Intanto sono state depositate le motivazioni del provvedimento a carico della maestra Laura Bonafede, che resta in carcere, in quanto contribuì alla rete di comunicazione di Messina Denaro. Bonafede «ha contribuito in modo fattivo al mantenimento in vita della peculiare rete di comunicazione di Matteo Messina Denaro, affidando la consegna dei propri scritti ai tramiti, ideando ella stessa nuovi nomi in codice con cui fare riferimento a terzi soggetti o servendosi di nomi già pensati da boss e distruggendo i messaggi da lui ricevuti in vantaggio dell’ex latitante». È quanto si legge nel provvedimento col quale il tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata dai legali della donna per anni compagna del capomafia di Castelvetrano arrestata con le accuse di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena.

Nel frattempo, la coppia Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri,  di Campobello di Mazara che ha ospitato per mesi a casa il boss Matteo Messina Denaro prima dell’arresto, sarà processata col rito abbreviato. Sono stati i due «vivandieri» del capomafia, in cella per favoreggiamento e procurata innosservanza di pena, a optare per il rito alternativo dopo che la Procura di Palermo, coordinata da Maurizio de Lucia, ha chiesto e ottenuto per entrambi il giudizio immediato. Comparirà invece  il 27 giugno davanti al gup - anche lui ha scelto l'abbreviato - Andrea Bonafede, cugino di Emanuele, pure lui in cella per favoreggiamento. Per mesi ha fatto la spola con lo studio del medico curante del padrino, Alfonso Tumbarello con le prescrizioni mediche necessarie alle cure alle quali l’allora latitante doveva sottoporsi.

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