Banda degli escavatori: quattro dei sedici imputati patteggiano
Altri sei scelgono il rito abbreviato, uno assolto dal Gup
Quattro dei sedici imputati del procedimento scaturito dall'operazione portata a termine dalla polizia denominata "Jammer", hanno patteggiato la pena, davanti al gup di Marsala Riccardo Alcamo. L'operazione a fine maggio scorso sgominò tre bande, collegate tra loro, specializzate nell’assalto ai bancomat di istituti di credito e uffici postali che scardivano con escavatori rubati poco prima dei «colpi» che poi portavano via con tutto il denaro che era dentro. Tre bande che operavano a Marsala, Trapani e nel Catanese.
A quattro anni di carcere ciascuno sono stati condannati Massimiliano Gaspare Salafia, di 44 anni, e Antonino Anselmo, di 58, entrambi di Trapani. Due anni e mezzo, sono stati inflitti a Isidoro Salvatore Rallo, 55 anni, di Marsala, in passato arrestato anche in operazioni di mafia, e un anno e mezzo a Francesco Mancuso, di 32, di Erice. Altri sei imputati hanno scelto il rito abbreviato e saranno processati a fine gennaio prossimo, mentre per cinque è stata disposta la trasmissione degli atti al Tribunale di Trapani per competenza territoriale. Unico imputato assolto dal gup è stato Domenico Salvatore Zerilli, 51 anni, di Marsala.
L’operazione «Jammer», condotta dalla Squadra mobile di Trapani, sfociò nell’arresto di 14 persone (sette in carcere, gli altri ai domiciliari) nella denuncia di altre 22, a vario titolo accusate di associazione per delinquere, furto, danneggiamento aggravato, simulazione di reato.
Furno cinque gli assalti, eseguiti tutti con lo stesso modus operandi. Il primo il 10 luglio del 2019, a Marsala, fu scardinato uno sportello di Banca Intesa. Di seguito il 31 agosto, il colpo danni del Credito Valtellinese di contrada Xitta, alle porte di Trapani. Poi ancora a Marsala altri due colpi: alla banca Toniolo di contrada Terrenove e alle Poste di contrada Paolini. Il quinto colpo è del 19 febbraio 2020, al Credito Siciliano di Trecastagni.
Complessivamente alla banda i colpi fruttarono 225 mila euro, di cui 74 mila recuperati nel corso delle indagini. Dalle indagini emerse che il gruppo catanese avrebbe agito con procedure di approccio di tipo militare, mettendo a disposizione delle bande di Marsala e Trapani la propria «expertise“ nell’esecuzione materiale dell’assalto ai bancomat.
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