L'architetto Massimo Gentile rinuncia al ricorso al tribunale del Riesame
Lunedì udienza davanti ai giudici della libertà per Cosimo Leone
L'architetto Massimo Gentile, in carcere dallo scorso 27 marzo accusato di “associazione mafiosa” per avere prestato per anni la sua identità al latitante Matteo Messina Denaro, ha rinunciato al ricorso al tribunale del Riesame. Il professionista, nato e vissuto fino al 2018 a Campobello di Mazara, ora residente in Lombardia e impiegato presso il Comune di Limbiate, non ha presentato istanza di scarcerazione. Gentile, che ha scelto di essere difeso dall'avvocato Antonio Ingroia, sentito nel carcere di Monza dal gip di Palermo, Alfredo Montalto si era avvalso della facoltà di non rispondere all’interrogatorio di garanzia. A difendere Gentile, anche l’avvocato Michele Melchiorre, codifensore insieme ad Ingroia. L'avvocato Melchiorre in quella occasione aveva già ritenuto prematuro chiedere una misura alternativa al carcere.
Gentile è stato arrestato perché ritenuto fiancheggiatore del boss Matteo Messina Denaro. L’architetto è accusato di aver prestato l’identità a Messina Denaro che, secondo gli inquirenti, si sarebbe affidato a Gentile “sfruttandone l’identità per acquistare ed usare mezzi di locomozione, e muoversi così in modo autonomo e anonimo”.
E’ fissata invece per lunedì l’udienza davanti ai giudici della libertà per Cosimo Leone, il tecnico radiologo dell’ospedale di Mazara del Vallo finito in cella nella stessa inchiesta di Gentile. Avrebbe aiutato il capomafia malato a effettuare una Tac e gli avrebbe fatto avere un cellulare durante il ricovero. Il terzo indagato, Leonardo Gulotta, unico a rispondere durante l’interrogatorio di garanzia, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa per aver messo a disposizione dell’ex latitante la sua utenza cellulare, aveva chiesto la revoca della misura cautelare al gip, ma l’istanza è stata respinta. L’indagato ha ora fatto appello al Riesame.
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